La ricerca medica suggerisce che il CBD potrebbe essere la chiave per combattere la dipendenza da nicotina
Il cannabidiolo (CBD) è una delle sostanze più studiate del momento.
Abbiamo diverse informazioni su questa molecola: ad esempio il fatto che, pur essendo contenuto nella cannabis, non ha effetti psicoattivi. Ed è questo il motivo principale per il quale nel 2016 è stata legalizzata la produzione e la vendita della cosiddetta canapa light, un termine nel quale rientrano tutte quelle varietà che contengono principalmente CBD ma nelle quali è pressoché assente il THC, il principale responsabile delle proprietà stupefacenti della pianta. Lo stesso motivo per il quale, nonostante una normativa sbilanciata verso il proibizionismo, l’Italia permette l’acquisto di prodotti come questo hashish legale ad alto contenuto di CBD, un articolo che farebbe sgranare gli occhi ai critici della cannabis, ma che costituisce una merce perfettamente lecita nel nostro Paese.
Ma, di fronte alle certezze che abbiamo sul CBD, restano ancora tante caratteristiche da scoprire in relazione a questa molecola. Alcune che devono ancora essere svelate dalla scienza e altre, invece, che non sono ancora state confermate pienamente ma che suggeriscono la possibilità di sfruttare il cannabidiolo in favore della nostra salute.
Tra queste ultime, ce n’è una che sta attirando su di sé un crescente interesse: il CBD potrebbe rivelarsi un potente alleato contro la dipendenza dalla nicotina.
Tra piacere e astinenza: come la nicotina intrappola il fumatore
La nicotina, alcaloide presente nelle foglie del tabacco, è uno dei composti più potenti nell’indurre dipendenza.
Quando viene inalata o assunta per altre vie, raggiunge rapidamente il cervello dove si lega ai recettori nicotinici dell’acetilcolina. Questo provoca il rilascio, per l’appunto, di acetilcolina, un neurotrasmettitore che regola diverse funzioni del sistema nervoso parasimpatico.
Allo stesso tempo, la nicotina stimola la produzione di dopamina.
Quest’ultima è il neurotrasmettitore del piacere e della ricompensa, che in questo caso stimola il fumatore ad associare l’idea di consumare sigarette a un forte senso di soddisfazione. Con il consumo prolungato di tabacco, il cervello si adatta a questi picchi regolari di dopamina, rendendosi sempre più dipendente dalla nicotina per mantenere livelli alti di questo neurotrasmettitore.
È questo il motivo per il quale, quando un individuo tenta di interrompere l’assunzione di tabacco, il brusco calo della dopamina può scatenare sintomi di astinenza, tra cui irritabilità, ansia, difficoltà di concentrazione e forte desiderio di fumare.
Questa combinazione tra gratificazione immediata e spiacevoli sintomi di astinenza crea un ciclo di dipendenza difficile da spezzare, rendendo la nicotina una delle sostanze più insidiose nel generare un forte senso di assuefazione.
Il CBD come potenziale alleato contro la dipendenza da nicotina: nuovi dati dallo studio della Washington State University
Il CBD (cannabidiolo) è uno dei principali componenti della pianta di cannabis, ma a differenza del THC (tetraidrocannabinolo), non ha effetti psicoattivi o intossicanti.
E una recente ricerca suggerisce che potrebbe essere d’aiuto nella lotta contro la dipendenza dalla nicotina.
Lo studio, pubblicato nel gennaio 2023 e condotto da un gruppo di ricercatori della Washington State University, ha scoperto che il CBD potrebbe inibire il metabolismo della nicotina. I ricercatori hanno testato il cannabidiolo su microsomi di tessuto epatico umano e linee cellulari specializzate per vedere come influenzava, per l’appunto, il metabolismo della sostanza responsabile delle difficoltà nell’abbandono delle sigarette.
L’équipe ha scoperto che diversi enzimi, tra cui il CYP2A6 – uno dei principali agenti utilizzati dal nostro corpo per la metabolizzazione della nicotina – erano inibiti, il che ha portato a concludere che il CBD potrebbe frenare la voglia di fumare.
La ricerca suggerisce che oltre il 70% della nicotina viene metabolizzata da questo particolare enzima e che potrebbe essere inibito da dosi relativamente basse di CBD.
In aggiunta a questo, altre ricerche hanno affrontato il problema sotto un punto di vista diverso, testando la capacità del cannabidiolo di alleviare quelli che sono i classici sintomi della dipendenza dalle sigarette. Sintomi come lo stress, l’ansia, l’insonnia e via dicendo, ben noti dai tanti che tentano quotidianamente di fumare.
In questa direzione si sono mossi diversi studi che hanno evidenziato il potenziale del CBD nell’alleviare tali sintomi e, pertanto, nel contrastare indirettamente la dipendenza dalla nicotina.
Il CBD in Italia: tra potenziali benefici e limiti legali
In Italia, il CBD è attualmente al centro di un dibattito normativo.
Benché in molte nazioni si stia diffondendo come alternativa naturale per vari disturbi, nel nostro Paese non può essere consumato, ma solo acquistato per determinati fini quali, ad esempio, il collezionismo. Ciò significa che le sue potenziali capacità di combattere la dipendenza dalla nicotina, di cui si parla sempre più frequentemente sulla scena internazionale, non sono al momento alla portata dei cittadini italiani.
Tuttavia, è evidente che siamo in un’epoca di rapida evoluzione scientifica e medica. Se la ricerca sul CBD dovesse confermare i suoi effetti benefici, e soprattutto se si dimostrasse come un efficace alleato contro la dipendenza da nicotina, è plausibile immaginare un futuro in cui il cannabidiolo potrebbe essere sfruttato in Italia per combattere il tabagismo. Questo non solo aprirebbe nuove porte terapeutiche, ma rappresenterebbe anche un passo avanti significativo nella lotta contro una delle principali cause di morte nel nostro Paese: il fumo.
In conclusione
In un mondo in cui le dipendenze possono facilmente prendere il sopravvento e la ricerca continua di nuove soluzioni è una costante, emerge chiaro il ruolo insidioso della nicotina nel creare un circolo vizioso tra piacere e astinenza.
La scienza, nel suo continuo tentativo di comprenderci e aiutarci, sta però illuminando nuove strade: il CBD potrebbe rappresentare una di queste. Lo studio della Washington State University apre una porta sulla potenziale capacità del cannabidiolo di agire come uno scudo contro gli effetti della nicotina, offrendo una nuova prospettiva nella lotta alla dipendenza dal tabacco.